Viaggio in solitario - 12 giorni - luglio 2001

PASSO DELL’AGNELLO - MASSICCIO CENTRALE - COSTA ATLANTICA - ISOLA D’OLERON 

I giorno - II - III - IV -V - VI - VII - VIII ->IX - X - XI ->XII

Sono anni che, facendo la zavorrina al mio Fugzu, gironzolo in moto, ma la passione per i viaggi lunghi è legata al nostro ultimo colpo di fulmine : la nostra Ta modello 20001 comprata a Marzo. Una volta collaudata il primo giorno per un giretto di un’ora sotto la pioggia, ci siamo costretti  a limitare il tempo da dedicargli…

Il viaggio è nato dalla lettura di un articolo che riguardava la qualità delle strade della Francia in una prova fatta fra moto di diverse marche e categorie, compresa la nuova TA.

Pianificato per mesi, con l’aiuto di un fratello che vive a Parigi, ci siamo procurati cartine dettagliate del territorio (Michelin 1:200.000) e di una rete di locande regionali (Logis) a buon mercato ma con ottimi servizi e pasti. Ci era stato detto di stare attenti al prezzo della benzina (oltralpe costa molto meno nei grossi centri commerciali), i distributori sono molto rari e sono tutti a sola carta di credito la domenica. Seguendo i consigli di chi aveva già fatto altre esperienze ci siamo portati i tre bauletti e un sottile portacartine magnetico da serbatoio. Bauletti laterali uno per ciascuno, riempito a tre quarti ( 4 magliette a maniche corte, due pantaloni lunghi, un paio di scarpe da ginnastica, 4 calzettoni, 4 mutande,una camicia buona e un pile, dentifricio e spazzolino, spazzola, sapone) quello centrale con cartine (4+1), macchina fotografica e tute antipioggia (due pezzi). Viaggiavamo con le tute in pelle e gli stivali e scarponcini impermeabili e guanti (fugzu ne aveva un paio di riserva impermeabili). Nel sottosella un po’ di cose per gli eventuali guasti meccanici, del sapone da bucato, 5 mollette e due metri di spago, un po’ di carta e le due chiusure per caschi e il blocca disco. L’interfono non poteva mancare…

Non avendo mai fatto un viaggio lungo e non sapendo i nostri limiti ne quelli della nostra amata Gipsy (la moto) tutto il viaggio è stato impostato con la semplice direzione: “Verso la Costa Atlantica, attraverso strade non di traffico e città non troppo grosse”, tappe elastiche, partenze calme sulle 9 del mattino, sosta finale sulle 5 del pomeriggio per cercare senza fretta dove lavarci, mangiare e dormire.


La partenza è stata un po’ traumatica perché Fugzu non aveva mai guidato a pieno carico, ha scoperto subito che l’assetto e le reazioni di guida erano diverse dal primo viaggio fatto nelle zone di Ferrara con la moto carica ma ancora da tagliandare e tarare decentemente. La strada non ci ha favorito: autostrada da Pistoia a Sestri Levante, poi strada normale per evitare tir , viadotti, gallerie e raffiche di vento. Rientrati in autostrada a Genova, Savona, poi verso Mondovì, Cuneo, Saluzzo. Abbiamo girato nella Val Varaita attraverso “paesaggi primordiali” fino ad arrivare all’ultimo paesino e all’hotel che avevamo trovato in internet, a Castel Delfino. Km 444 ci fermiamo in un posto fuori dal mondo, ma la stanchezza ci fa sopportare una serie di situazioni davvero fantozziane.


Secondo giorno: freddo, sole, paesaggi mozzafiato, verdissimi, Chianale, Ponte Chianale, scaliamo il Passo dell’Agnello 2748 m., solo le macchine possono passare e anche queste sono rare, asfalto perfetto dal versante italiano, punto di confine sul valico è un venditore ambulante di caramelle francese . C’è ancora un po’ di neve, dall’altra parte il paesaggio è più aspro e ventoso (Parco di Queyras). Puntata a S.Veran 2040m, torniamo sulla strada principale verso Guillestre, strada stretta a strapiombo con gallerie scalpellinate e fiume, giù, in fondo nel precipizi; costeggiamo il grande lago di Serre-Poncon per chilometri nella regione del Parco di Ecrines fino a Gap proprio un attimo prima che si scateni il finimondo. Hotel della catena Logis, grande, con pasto serale  regionale ottimo. Piove forte tutta la notte  fino a poco prima della nostra partenza il giorno successivo.


Terzo giorno: Aspres, Col De Cabre 1304 m., Luc Die, Crest, Privas, Col De L’Escrinet 787m., Aubeans, Thueyts, Col de la Chavade 1268 m., Pradelles, Solignac e finalmente Puy En Velay (630m.). La pioggia è stata solo una promessa, stradine fra le nuvole e i boschi dalla regione delle Haute Alpes, del Drome , dell’Ardeche fino all’Auverge: curve, quattro valichi e circa 300 km. Nella mattina campi di girasoli e le ultime distese di lavanda fiorite, vallate di frutteti, distese di grano e granturco, pascoli o boschi di conifere secolari (Parco di Livradois) ed erbacce spontanee fuxia fiorite. Puy merita una visita più approfondita, sempre di essere in una città descritta da Eco nel “Nome della rosa”, sorge su coni vulcanici, unico è il suo spirito “templare”. Decidiamo di fare base un giorno all’hotel e lasciare le due borse laterali  per essere più agili e divertirci nel giro del Massiccio Centrale.


Quarto giorno: Massiccio Centrale, giro ad anello per stradine, anche bianche, senza toccare la caotica città di Clermon Ferrand. Girasoli, campi di grano con rapaci che volteggiano, boschi sempre secolari, coni vulcanici, fonti termali e laghi vulcanici (Parco dei vulcani dell’Auverge). Castelli, chiese medioevali, ruderi. Da Issoire, Perrier (è quella dell’acqua: in Francia l’acqua è buonissima, quella minerale viene data solo ai turisti!), Champeix, St. Nectaire, Lago Chambor, Col de  la Cr. Morand o di Diane 1401m., il Mont Dore’, Lago di Guery, Col di Guery 1268 m., Lago di Serviere, Col de la Ventose 1063m., Lago, D’Ayat, St.Saturmir (chiesa e castello), Ludesse, Champeix, Puy. Tot 321 km.


Quinto giorno: a pieno carico  destinazione Vichy. Polignac (cittadella fortificata su cono vulcanico), St. Pauliery, Belvue la Montagne, La Chaise Dieu (chiesa gotica a doppio campanile fra le altissime conifere a 1050 m.). E’ freddo  mentre attraversiamo la foresta del Livradois semidistrutta dall’uragano degli anni scorsi come numerose diverse altre zone boschive della Francia. Arlac, Ambert, Thiers, Puy en Guillame, St.Yorre, Vichy. Tot 165 km. Dal freddo a 38° C. La città ci delude.


Sesto giorno: ormai sentiamo odore di Atlantico, direzione Cognac. Partiamo alle 8.30, Gannat, attraverso boschi e stradine deserte, abbiamo freddo. Ebreuil, Gorge Chovigny, Menat, Montaiguf, Marcillat, Evaux, Gouzon, Gueret,St. Mourice la Sotterraine (pranzo pittoresco alla locanda), Bellac, St. Junien, Rochechouat, Rochefocauld. Sono ormai le 16.30 ma il caldo ci sta letteralmente sciogliendo: 40° C. e c’è troppo traffico per toglierci anche solo le giacche. Angouleme e finalmente Cognac dopo distese a perdita d’occhio di viti impalcate basse e girasoli. Scopriamo, a nostre spese, che l’aria condizionata in Francia non esiste neanche nel più importante hotel  (Francesco I) con affaccio sulla piazza di Cognac: sfilarci la tuta di pelle è già una grossa emozione! Tot 373 km. Passeggiata turistica, bella città, ottimo ristorante “Pollo D’Oro” dove ci siamo “finiti” di crostacei.


Settimo giorno: partiamo tardi, alle 10.30, fa troppo caldo per indossare i pantaloni di pelle, grazie al posto lasciato libero riusciamo a metterli nei bauletti. Direzione: Atlantico. Vigneti, girasoli, grano, zone  meno brulle di quelle attraversate il giorno prima. Il traffico diventa intenso fino a bloccarsi completamente a trenta chilometri dalla costa. Siamo felici di avere la moto e la guida italiana, i francesi  fermi in coda in  auto vedendoci si scostano gentilmente e ci fanno passare. Intanto tira vento forte, laterale, come per quasi tutto il nostro viaggio su territorio francese, minaccia pioggia e davanti a noi c’è il lungo viadotto che porta all’isola D’Oleron. E’ uno spettacolo, Francesco lo attraversa in apnea. Costa Atlantica, oltre… Ci spingiamo fino in fondo all’isola, al Faro di Chassiron, poi voltata la moto, dopo le dovute foto di rito e per documentare il raggiungimento della meta , troviamo un Logis , un casina tutto per noi con pratino per la nostra Ta sulle Spiagge di Sables Vigner. Siamo i primi italiani che vedono, accendiamo la tv e con nostra sorpresa troviamo la Rai. In questa isola sperduta , poco turistica, solo per francesi campeggiatori troviamo un salitabacchi con la postazione internet. Ci colleghiamo al sito dei NetRiders ma…il sito non c’è! Proviamo allora con la LISSTA e mandiamo un piccolo messaggio, non resistiamo, dobbiamo comunicare a qualcuno dei Net la nostra conquista! Rintracciamo attraverso yahoo l’indirizzo di Jor e gli mandiamo un e-mail da passare  al forum. Cognac, St.Marennes, Viadotto de l’Oleron, S.Pierre. Tot 150 km.


Ottavo giorno: gironzoliamo in lungo e in largo per l’isola vedendo tutto il vedibile. E’ brutto, la notte ha piovuto, fa freddo ma il fascino dei luoghi è da pelle d’oca, silenzio, foschia e terre che emergono o scompaiono a velocità incredibile, vento e suoni ovattati. Andiamo alla Foresta di Saumonairds e Boyardville per vedere Fort Boyard  (fortino militare ovale non collegato alla terra ferma), spuntare dalle acque. Attraversiamo le coltivazioni di ostriche e le distese salmastre liberate dalla bassa marea andando verso Chateau d’Oleron. Dopo un breve inseguimento riusciamo a scambiare quattro chiacchiere con una famigliola in camper di Piacenza: sono i primi italiani di tutto il viaggio, escludendo un motociclista su moto da strada targata inglese incontrato sul Massiccio Centrale. Ritorniamo, iniziamo a pensare al ritorno, le zone attraversate ci sono piaciute, cercheremo una variante sul ritorno che ci faccia conoscere altri posti, mantenendoci  sulla stessa rotta dell’andata. Solo 63 km.


Nono giorno: ripercorriamo la strada dell’isola e il viadotto, consci di avere un mega temporale che viaggia davanti a noi, nella nostra stessa direzione di marcia. Marennes, Pons, stradine bianche, Archiac, Barbezieux, Montmoreau, St. severin, Riberac, Perigueux , St. Pierre, Thenon (zona degli allevamenti per il patè, ma le oche o anatre erano ben nascoste), Brive, La Gallard, Tulle. Tot 312 km. “Logis della Stazione”, giretto turistico post rinfrescata con negozi ormai chiusi, cittadina bella ma molto calma.


Decimo giorno: freddo, vento, strade bagnate, pascoli desolati con bestiame peloso, Tulle, Argentat, Aurillac, St.Flour. Fermati per il pranzo ci riprendiamo a una festa paesana con mostra agricola,: formaggi, salumi, carne, pane cotto a legna, macchine agricole, mercatino, animali di ogni razza da cortile, gente cordialissima. Possiamo ammirare una Indian americana in perfette condizioni. Si riparte a malavoglia. Facciamo il tunnel di un chilometro e quattrocento metri e scansiamo la tortuosa strada del Colde Cere 1294m. Carpini e olmi secolari, passiamo Pinols, Langeac, Solignac, Col de la Chavade 1226m., Thuyetts. Logis, tot 313 km.

Durante la cena scopriamo che c’è un’altra coppia di italiani, parlando salta fuori che anche loro sono motociclisti e…hanno una Ta nuovo modello come noi, ma verde chiaro. Veronesi, sono di  ritorno dalle spiagge spagnole a confine della Francia della Costa Atlantica. Finalmente possiamo goderci 4 Cognac!


Undicesimo giorno: ripercorriamo la strada dell’andata decidendo di cambiare passo di ingresso in Italia e prendere quello della Maddalena. Aubenas, Privas, Loriol, Crest, Die, Col de Cabre 1304m., Aspres, Gap (costeggiando il lago dal lato non ancora visto), Barcellonette, i fortini militari Fort de Tournoux e Fort de Roche la Croix si intravedono sopra le nostre teste, Larche (1670m.)paese della frontiera che un tempo era legatissimo a quello sul versante italiano per la transumananza del bestiame ed ora è quasi inesistente dopo che anche il posto di frontiera non esiste più. Tot 316 km. Ultimo Logis, praticamente un rifugio di montagna; dopo cena scopriamo che il passo è sto chiuso per molti mesi ed è aperto da pochi giorni, ci accontentiamo del servizio e dell’ottima ospitalità.


Dodicesimo giorno: la notte ha fatto freddo, quasi ghiacciato, è l’ultima partenza, arriveremo a casa. Col de Larche o Passo della Maddalena (1948 m.). Non più programmi, paesaggi o soste, colazioni  e ogni ora del giorno vissuta a tre: Luvi, Fugzu e la nostra Gipsy. Ci vorrà un po’ ad abituarmi a vestirmi civilmente e a non infilarmi casco e guanti…

Gipsy lo sapeva, così, in questo ultimo tratto ci fa patire più che in qualunque altro. Il rientro in Italia è traumatico, le prime auto ci ricordano che sul nostro suolo il motociclista è una specie da non rispettare. La strada fino a Cuneo è più corta ma perdiamo un sacco di tempo sulla Maddalena per un semaforo rotto sul rosso. Presi da disperazione, nella zona di Genova non rientriamo più in autostrada ma facciamo il passo del Bracco, stupendo, solitario, appena riasfaltato. Arriviamo a fatica a casa, sfiniti come se avessimo fatto molto più dei 447 km che ci separavano dalla meta finale. Solo il giorno dopo , ricontrollando la nostra moto a fine avventura scopriamo che  con questo ultimo giretto di circa 3400 km, la gomma posteriore è finita : ha percorso 7000 km in 4 mesi, la tenuta di strada peggiore non era pura fantasia o solo stanchezza ma c’era anche un motivo reale!


DA RIFARE!!! Strade francesi ottime, Logis da consigliare a tutti, benzina meno cara, cartine dettagliate indispensabili ma anche sempre aggiornate sulla situazione reale delle strade, rispetto totale per i motociclisti a partire dal saluto: con la mano sinistra a V se incrociati, col piede e la gamba destra fuori se sorpassati. Abbiamo appena iniziato, la dimensione della Francia e la sintonia con la nostra Transalp ci hanno aperto molteplici possibilità, unico neo rimangono le strade sul territorio italiano.

26 luglio - 6 agosto 2001: un modo speciale per festeggiare il nostro decimo anniversario di nozze.

Clicca qui per visualizzare una cartina che riproduce a grandi linee il percorso (circa 250 K).     

                                                                                       Luvi

Torna alla Home Page